Le DAT e le polemiche all'articolo 7

Tante le polemiche di alcuni esponenti del PD in seguito all’approvazione delle DAT di ieri al Senato, vanno dalla “legge aberrante” a “carta straccia” alla “morte della libertà” alla “presa in giro”. Affermazioni che potete tranquillamente trovare in rete e sui giornali (di partito), per cui non mi dilungo su questo argomento.

Vorrei invece sottolineare alcuni aspetti che ci aiutano a comprendere, perché questa legge che deve ancora passare all’approvazione della camera, può essere considerata una buona legge.

Innanzitutto perché in essa si afferma chiaramente che la vita “è inviolabile e indisponibile” e per questo alimentazione e idratazione artificiale, sono definite “forme di sostegno vitale”. Si precisa il divieto di ogni forma di eutanasia attiva, di suicidio assistito, e di qualsiasi forma di accanimento terapeutico.

Chiaramente non c’era bisogno di scrivere in una legge che la vita è inviolabile, visto che tutto il nostro diritto lo afferma, ma la deriva a cui stiamo assistendo, gli attacchi alla vita e la pseudo sentenza di un tribunale, hanno reso necessario questo intervento del Parlamento.

Il mondo è mutato, ggi non ci si appella più all’eutanasia come forma di pietà, come poteva succedere qualche tempo fa, oggi ci si appella ad essa come forma di libertà. Si parla di autodeterminazione e di disponibilità della vita.

L’articolo che ha scatenato le polemiche, è l’articolo 7. Esso garantisce al medico la possibilità di disattendere le Dat, sentito il fiduciario, qualora non siano più corrispondenti agli sviluppi delle conoscenze scientifiche e terapeutiche.

Questo articolo ha fatto gridare a molti l'inefficacia delle dichiarazioni. Esso a mio avviso è fondamentale, perché sottolinea l’alleanza medico-paziente. In nessuno caso il medico può essere tagliato fuori, né tantomeno essere considerato come un semplice esecutore di ordini. La professione medica ha una sua etica e la relazione terapeutica non si può stabilire oltre il limite di questa etica o contro di essa.

Immaginiamo che le dichiarazioni siano state formulate molto tempo prima di un evento traumatico che, per esempio, crea uno stato di coma persistente; e supponiamo che il paziente abbia dichiarato di voler rifiutare in tale caso ogni tipo di cura o trattamento. Immaginiamo ancora che, nel tempo passato dal momento in cui la dichiarazione è stata redatta, siano cambiate le possibilità di cura di quella patologia. Ci atterremo a quella espressione di volontà che risulta però essere una volontà non adeguatamente informata sulla situazione della quale vuole decidere?
A voi la risposta.

Un altro aspetto che si collega a questo. Ognuno di noi chi più chi meno, ha sperimentato che in una situazione difficile dolorosa, non sempre si riesce a vedere con chiarezza quale sia il proprio vero bene. Capita che dall’interno di questa situazione si dica: “voglio morire”, ma in realtà si voglia dire: “non sopporto più questa sofferenza, fai cessare questa sofferenza e se possibile, aiutami a vivere”.

La vita umana è un bene personale e una ricchezza per la società. La società ha il dovere di aiutare chi soffre a sconfiggere la sua sofferenza, la sua disperazione, il senso di abbandono che lo pervade. Va aiutato a vivere e non a morire. Nessuno, che non si trovi in stato di abbandono, sceglie liberamente la morte.

Cosa fare dunque se non possiamo fidarci né di una dichiarazione di volontà formulata fuori dalla concreta situazione esistenziale (prima di ammalarci) e neppure di una formulata dall’interno di quella situazione (di disperazione e spesso di abbandono)? La risposta è semplice e ci viene in aiuto proprio l’articolo 7, al contrario di quelli che affermano che le DAT sono prive di ogni efficacia.

Esse sono rilevanti e il medico che ha la responsabilità della terapia deve tenerne conto. Il medico però dovrà confrontarle con i principi dell’etica medica e con le disposizioni di legge, oltre che con la visione oggettiva del bene del paziente che gli riesce di determinare in scienza e coscienza. E’, questa, la procedura che più assicura di avvicinarsi alla determinazione della vera volontà del paziente.

Un ultimo pensiero a quanti la pensano diversamente da me, senza nessuna polemica. Non trattate tutti quelli che non la pensano come voi come persone arretrate intellettualmente e civilmente, come se la civiltà fosse “esclusivamente” laicista, e tutto ciò che fosse fuori della vostra ottica fosse incivile e medievale.
Noi usiamo semplicemente la ragione illuminata dalla fede. E scusate se è poco.

7 commenti:

Anna ha detto...

Interessante la sottolineatura che fai quando dici che non si parla più di eutanasia come forma di pietà, ma di eutanasia come forma di libertà: è uno scivolamento spaventoso che mi era sfuggito.

Che libertà è quella che desidera la morte?
Non è forse un rifiuto della stessa libertà che si esercita solo se si è in vita?

Anonimo ha detto...

Mi chiedo quanto ancora l'indisponibilità della vita resisterà agli attacchi anticlericali. Troppi paesi hanno ormai ufficializzato questa deriva. Troppi i cattivi esempi.

Bisogna puntare tutto sull'educazione morale, al bene e al bello. Altrimenti non se ne esce

terry ha detto...

Grazie anna,
è una libertà che ci porterà ad una società che mai vorremmo vedere.
Quella in cui non ci sarà più posto per la vita, la solidarietà e la carità.
un abbraccio

terry ha detto...

Non lo so hayalel,
certo se pensiamo a certe leggi che l'uomo si è dato ultimamente, diventate rigidamente dei diritti irrevocabili contro i quali chi osa alzare la voce viene considerato un incivile, c'è poco da essere ottimisti.
Anche tra i giovanissimi, a volte davvero faccio fatica a scuola a far passare certi valori, a spiegare loro che la libertà non è un valore assoluto, a volte ci riesco a volte meno.
Però l'educazione è fondamentale, per cui continuiamo a seminare, al resto penserà Lui.
un abbraccio

Yves ha detto...

Cara Terry,
ho una domanda.
Se uno firma una DAT per cui rifiuta certi tipi di cure e trattamento, può sempre, in qualsiasi momento, anche cinque giorni dopo avere firmato, cambiare idea e annullare la DAT, vero?
Grazie
Orsobruno

terry ha detto...

Ciao aurelio,
le DAT non sono presentate al notaio ma al medico curante in carta semplice, per cui si possono cambiare ogni volta che si vuole.
un abbraccio

Yves ha detto...

Benissimo!
Era proprio quello che speravo!
Temevo che qualche povero infelice potesse rimanere prigioniero di un ingranaggio perverso.
Grazie!
Un abbraccio!

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