Il suicidio assistito anche per i compagni dei malati terminali?

"Roma, 3 apr. (Apcom) - Il suicidio assistito non solo per i malati terminali ma anche per le persone sane che, per ragioni personali, intendono porre fine alla loro vita. Potrebbe essere questa la prossima frontiera dell'eutanasia o almeno è questa la battaglia legale che Dignitas, la clinica svizzera specializzata nella "dolce morte", intende portare avanti. "Conosco una coppia canadese, lui è malato e la compagna mi ha confidato: 'se mio marito muore, vorrei morire insieme a lui'. Questo per noi costituisce un problema legale e dovremo rivolgerci alla magistratura per risolverlo" ha spiegato il fondatore della clinica elvetica, Ludwig Minelli, aggiungendo che non dovrebbero sussistere restrizioni nel procurare la morte a chi lo desidera.

"Credo che il suicidio rappresenti una possibilità incredibile per l'essere umano perché gli permette di uscire da una situazione inalterabile. Il fatto di avere una malattia terminale non deve rappresentare la condizione necessaria. In quanto avvocato per i diritti umani sono contrario all'idea di paternalismo. Non possiamo decidere per gli altri" ha spiegato ancora Minelli. (..) Sebbene possa sembrare cinico parlare di tornaconto al sistema sanitario nazionale, secondo Minelli bisogna ricordare anche i benefici del suicidio assistito: "per ogni 50 tentativi di suicidio, uno solo arriva a termine con le altre 48 persone gravemente danneggiate che il più delle volte devono ricorrere a cure lunghe e costose a carico dello stato". Mentre Dignitas si prepara dunque ad allargare le maglie per l'accesso al suicidio assistito, le autorità svizzere starebbero però pensando di rivedere le leggi in materia di dolce morte che potrebbe rendere d'ora in poi più difficile per gli stranieri ricorrere ad una fine indolore".

Ho già parlato abbondantemente in un mio post della clinica della morte “La Dignitas”, ma questa notizia ha dell’incredibile.

Come fermare questo individuo?


Mi chiedo se non si possa fare qualche petizione contro di lui!!!

Intanto a risposta, di chi dietro pratiche finte-umanitarie propone la morte, continuando a far passare (falsamente) la sua clinica come non-profit vi propongo uno stralcio di testimonianza davvero bella che ho preso da Pontediferro, un settimanale di Roma.

Vi racconto come l'aiuto di tanti mi ha evitato di soffocare nel dolore

04-04-2009
Mi chiamo Germano Baldazzi e sono di Roma. Conosco e leggo da diverso tempo il Vostro giornale online, mi aiuta a ragionare sui temi da Voi proposti.Con la presente, vorrei raccontare la mia testimonianza e, facendo ciò,vorrei dare la voce a chi spesso non parla o non può farlo. Cioè a chi resiste strenuamente alla malattia, chi ha voglia di vivere, chi combatte quotidianamente con il dolore e il male senza scriverlo ai giornali. Forse perché troppo impegnato a vivere, cercando di migliorare il proprio stato, senza avere tempo da perdere a discutere o a fare distinguo. Vorrei gridare la mia testimonianza, di uomo salvatosi da un grave incidente stradale con diagnosi di traumatizzato cranico, passato attraverso uno stato di coma profondo, una lunga degenza e una lunghissima riabilitazione neuromotoria.

Sono trascorsi quasi dieci anni da allora e, ormai da diversi anni, conduco una vita normale, da malato cronico (con controlli annuali e farmaci da assumere per stare bene), ma in discrete e stabili condizioni.Sono fermamente convinto che, se oggi sono vivo e sto bene, in buona parte è merito degli amici che non mi hanno mai lasciato solo o trascurato durante la mia degenza, durata ben undici mesi.In ogni giorno del mio ricovero, ho avuto qualcuno accanto ad aiutarmi a mangiare e a bere, quando ancora non potevo farlo da solo, a confortarmi, a farmi compagnia nelle ore di attesa per le terapie, a consolarmi per l'incidente occorsomi, a sostenermi nella speranza per il domani.Qualche giorno fa, qualcuno su l'Avvenire ha parlato de 'La banalità del bene', parafrasando un libro di Hannah Arendt. Penso che le cure e le attenzioni che mi sono state rivolte, possano essere definite così!Eutanasia, accanimento terapeutico, trattamento di fine vita...

Non giochiamo troppo con le parole: oltre alle necessarie cure mediche, un paziente grave, magari cronico, per guarire (di testa e di cuore) ha bisogno delle attenzioni che io ho avuto la grazia di ricevere! Si, è vero, Eluana era grave, la vicenda era diversa, ma lei è stata strappata da un luogo dove la curavano e dalle mani di chi le voleva bene. Ci si è chiesti perché sia morta prima del previsto: sfido chiunque a sopravvivere in quelle condizioni e, in più, dopo che si è stati strappati dai propri cari riferimenti. Già, le suore: loro hanno tenuto in vita Eluana per anni, non solo con il cibo e l'acqua, ma con l'attenzione, la cura, i gesti e l'amore che le donavano. Quando si sente che la propria vita è amata ed è importante per qualcuno, si tirano fuori energie nascoste; si fa di tutto per resistere e per migliorare, si ha fretta di guarire perché c'è qualcuno che aspetta.(..)

All'epoca non avevo ancora trent'anni. Ero giovane, le strutture sanitarie mi hanno accolto e i medici mi hanno curato con tutti i riguardi, sapendo che avevo ottime possibilità di riprendermi e di guarire. Ora vorrei soffermarmi un attimo a parlare di chi, invece, non ha avuto una tale opportunità, 'fortuna'. Penso agli anziani disabili, ma anche a chi è giovane o adulto, magari handicappato: loro ricevono e riceveranno il mio stesso trattamento e interesse in una struttura sanitaria? Con tutto questo parlare di eutanasia e del diritto di morire, mi chiedo se c'è qualcuno che, invece, parla del diritto a vivere, e bene. Pare che faccia notizia esclusivamente chi chiede di morire, non chi chiede di vivere, chi chiede di essere curato bene.

Penso ai malati cronici gravi, magari immobili, ma vivi, oppure agli anziani che, negli ultimi anni, al primo accenno di non autosufficienza vengono invitati (o inviati direttamente) a ricoverarsi nelle strutture sanitario-assistenziali, invece di essere curati o assistiti tra le proprie cose. Il ricovero spesso sottintende una cura da effettuare, ma in simili strutture non ci sono specialisti, in caso di malattia si deve andare in ospedale. Ci sono tanti anziani che chiedono di essere curati e di vivere, con tutte le loro forze, ma la loro voce non è ascoltata e non è amplificata dai media.


In una RSA di primo livello (dove ci sono prevalentemente anziani non autosufficienti), dove spesso vado a trovare anziani che vivono lì, ne ho conosciuti tanti attaccati alla vita, fino allo stremo: non mi pare di aver mai sentito nessuno chiedere l'eutanasia, o di farla finita. Certo, lo sconforto, forse anche la disperazione, in qualcuno è presente, affiora, ma la cura, il trattamento di queste “patologie” è semplice: è la stessa che ricevetti io, quando fui ricoverato: attenzioni, affetto, consigli, parole, amore.Se non si può curare il corpo, si può fare altro.

In effetti, chi sta male ma ha uno scopo di vita, anche solo sapere che qualcuno verrà a trovarti, o che c'è una persona al mondo che ti vuole bene e ti pensa, ne ricava grande beneficio. Ne sono convinto, l'ho visto con i miei occhi. In tempo di crisi è facile che si lasci stare chi è malato cronico, ritenendo meglio destinare soldi e cure a chi ha speranza.Ma anche la discussione sulla morte dignitosa e sul diritto a morire trova maggiore spazio. E si tratta di argomenti che possono generare in qualcuno una tentazione. Il malato, il bisognoso di cure, percepisce questo clima, avverte che il vento sta cambiando e ho il timore che un giorno anche lui penserà: “Ma che vivo a fare, tanto sono un peso e un costo per la società, meglio morire!”. Personalmente, questo non l'ho mai pensato, anche quando ho temuto che non sarei guarito, e non vorrei sentirlo da nessuno, neanche da qualcuno da assistere giorno e notte. Dovevo e debbo dire queste cose, per chi mi è stato vicino, per chi mi vuole bene, ma soprattutto per chi, invece, non è guarito e vuole vivere lo stesso.

2 commenti:

Paolo ha detto...

c'è poco da fare... l'unico modo di combattere la morte è la vita! E noi sappiamo che la vinta ha vinto e sempre vincerà!
Paolo

terry ha detto...

Sì paolo è così, Lui l'ha vinta la morte e questa sarà sempre la nostra speranza, la nostra forza.
un abbraccio

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