SVEZIA: Libero aborto per chi vuole un figlio di sesso diverso


ilsussidiario.net

Feto abortito perché femmina.
Siamo nella Cina comunista? No, nella democraticissima Svezia.
Le autorità sanitarie del Paese scandinavo hanno stabilito la piena legalità dell’aborto selettivo basato sul genere.

È accaduto, infatti, che una donna del sud della Svezia, già madre di due figlie, si sia sottoposta ad amiocentesi per verificare il sesso del nascituro. Delusa per non poter avere il maschietto che tanto desiderava, la donna ha chiesto ai medici dell’Ospedale Mälaren di poter interrompere la gravidanza.

La direzione sanitaria di quella struttura ospedaliera ha investito della questione la Commissione Nazionale della Salute e del Welfare (Socialstyrelsen) chiedendo precise disposizioni circa la possibilità di praticare l’aborto selettivo basato sul genere, in assenza di reali ed evidenti ragioni di carattere medico.

La Commissione si è pronunciata nel senso che una simile richiesta non potesse essere rifiutata, giacché l’aborto fino alla diciottesima settimana resta nell’ordinamento giuridico svedese un diritto inalienabile della donna, anche se motivato sulla base della scelta personale del sesso del nascituro.

Questo tipo di aborto selettivo sembra un po’ troppo anche per gli abortisti sfegatati di casa nostra. Ma alle anime belle dei pro-choice nostrani verrebbe spontaneo porre una domanda. Posto che l’aborto – come ribadisce il Socialstyrelsen svedese – è un diritto inalienabile della donna, che differenza fa se il motivo per ricorrere all’interruzione della gravidanza è fondato sul sesso del nascituro, sulla sua disabilità, sulle sue caratteristiche genetiche, o semplicemente sul fatto che la madre non desideri rovinarsi una vacanza programmata al Club Méditerranée a causa di una gravidanza non programmata (episodio reale di cui ho avuto conoscenza per ragioni professionali)?

Ciò che è accaduto in Svezia ha il pregio di togliere il velo di ipocrisia da qualunque argomentazione pelosa intorno all’aborto. Si deve avere il coraggio di dire le cose come stanno ed essere coerenti fino in fondo.
Del resto, oggi in Italia, nonostante la petizione di principi della Legge 194, vige una piena applicazione del concetto di autodeterminazione della donna: in realtà nessuno può impedire ad una donna maggiorenne non interdetta di abortire se essa lo vuole, qualunque siano i motivi della sua richiesta.

Anche da noi, in teoria, esiste la possibilità di praticare un aborto selettivo per genere, solo che si preferisce non dirlo. Meglio trovare altre ragioni più presentabili, magari attraverso le maglie sempre più larghe del criterio costituito dal “rischio per la salute psichica della donna”.
A dispetto delle premesse, la Legge 194 ha introdotto, di fatto, nel nostro ordinamento giuridico un antiprincipio assai grave: il diritto di vita e di morte in capo alla donna nei confronti di un altro essere umano innocente. Nella pratica quotidiana questo “ius vitae ac necis” è assegnato alla madre in maniera totale ed esclusiva, attraverso l'espediente della procedura, che trasforma un delitto in un atto medico pagato dai contribuenti.

In Svezia l’aborto è una “conquista” sociale fin dal 1938. Oggi, stando alle statistiche dello Johnston’s Archive, più del 25% delle gravidanze in quel Paese si concludono con un aborto, percentuale che ha registrato un aumento del 17% a seguito dell’introduzione della cosiddetta pillola del giorno dopo, quella che, secondo i promotori, avrebbe dovuto proprio ridurre il fenomeno dell’aborto.

Del resto, tale fenomeno non è stato arginato neanche dal fatto che in Svezia l'educazione sessuale faccia parte integrante dei programmi scolastici fin dal 1956, e che proprio la Svezia sia considerata la patria del condom. Tutti abbiamo riso quando nel 1992 in quel Paese vennero venduti profilattici con il coniglio Bernie, emblema del campionato europeo di calcio, o quando, più recentemente,
l’Organizzazione svedese per l’educazione sessuale (RFSU) ha lanciato un’iniziativa che prevedeva la consegna rapida di preservativi a domicilio per le coppie rimaste senza sul più bello, mediante quattro vetture, recanti l’insegna “Cho-San Express”.

Questo esasperato culto per la contraccezione, (così come la distribuzione gratuita di condom nelle scuole secondarie e superiori ed i programmi avanzati di educazione sessuale), non ha eliminato la piaga dell’AIDS né ridotto il dramma sociale dell’aborto. Ha soltanto dimostrato che il profilattico non è la soluzione.

Vuoi vedere che anche su questo punto aveva davvero ragione quell’oscurantista, retrogrado, antipatico tedesco di Joseph Ratzinger?

(Gianfranco Amato - Presidente dell'Associazione "Scienza e Vita" di Grosseto)

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Qualcosa mi dice che non basterà solo questo a togliere il velo di ipocrisia sull'aborto.
Come ho letto da un'altra parte, oggi la parola "libertà" come pure "diritto" non si possono più usare visto che ne hanno fatto abuso tale da renderle inservibili.
Ecco il frutto del diritto della donna ad uccidere la carne della sua stessa carne...

Anonimo ha detto...

Storia tragica perché pubblicamente riconosciuto il diritto di morte su una motivazione così futile. Ma la Chiesa in quei paesi non esiste, ha rinunciato ad ogni testimonianza. Però se la Chiesa non impara, se noi non impariamo a parlare ai cuori, anche lì, in tutta Europa, tra un po'lo stesso ragionamento si applicherà ovunque, ma anche all'eutanasia. Ho l'impressione che la mentalità del"la falsa madre di Salomone" sia sia ormani insinuata - senza che neanche glielo si spiegasse e lo avvertissero - di troppe donne.
Ciao
S&P

terry ha detto...

@hayalel
Sì, si fa molto leva sul diritto della donna, ma di fatto non c'è nessun diritto da parte della donna.
Quell'embrione, quel feto, sono altro da essa, e questo ce lo dice la scienza, non certo gli oscurantisti cattolici, nè tantomeno si può parlare per lo stesso motivo, di autodeterminazione della donna.
Cioè del mio corpo faccio ciò che voglio.
Quel bambino che porta nel grembo, è un'altra vita, non è il suo corpo.
Oggi la società non educa più al valore della vita, è questo il dramma.
un abbraccio

terry ha detto...

@S&D
Come non darti ragione.
Se non educhiamo i più giovani, ad un autentico rispetto della vita,
all'amore e alla affettività come impegno, come progetto sul quale costruire il loro futuro, il rischio è una società sempre più disponibile a pratiche di eutanasia e di aborto.
Una società che diventerà sempre più aliena a se stessa.
Una socieà in cui il più forte prenderà il sopravvento sul più debole.
Un abbraccio

Anonimo ha detto...

Non mi stupisce questa notizia.
Andrà sempre peggio.
E si continua a parlare di diritto della donna. E quello del bambino? Che colpa ha? Quello di non essere maschio piuttosto che femmina e viceversa?
Sono inorridita.
Federica

Paolo ha detto...

C'è poco da fare... una volta che la linea di confine viene superata (la vita difesa sempre!) non c'è più limite ovviamente. Ogni atrocità è ammessa con l'avallo anche dello Stato. Il punto è: dove andremo a finire? Qual'è il limite dell'orrore?

terry ha detto...

@Federica
Cia fede,
anche io ho avuto la tua stessa reazione.
Noi possiamo solo continuare a testimoniare che la vita va rispettata sempre.
Purtroppo la società educa l'uomo al libero arbitrio: tutto posso, tutto voglio, tutto mi è permesso.
Un abbraccio

terry ha detto...

@Paolo
Ciao paolo,
chissà dove andremmo a finire!?
Sicuramente stiamo sfiorando l'abisso.
Una società che non rispetta la vita, non rispetta più se stessa.
E i danni li possiamo solo immaginare.
Un abbraccio

Fiducia34 ha detto...

Allarmante e triste la linea adoperata, di "libera ucisione".
Anche quando studiavo a Ginevra,17/18 anni) e dove trovavo l'informazione utile, già c'erano delle mie coetanee che
parlavano di avere eseguito aborti e già a l'epoca esprimevo il mio disacordo, quando sapevo che queste lo praticavano più di una volta e sapevo che erano spesso ragazze che volevano attirare l'atenzione dai loro genitori in qualsiasi modo ed anche questo.
L'educazione nelle scuole facevano parte di prevenire questo e cercare di insegnare il rispeto di se e della vita ( per come la ho percepita a l'epoca) poi a casa, nostra nostra madre, apena diventate "signorine" ci ha parlato e preparate al nostro passagio.
A quel epoca lo Stato, dava la possibilità di aborto in due casi e per "scelta"; violenza subita e
minorenne.
Grazie x l'informazione.
Fabia

terry ha detto...

Ciao fabia ti ringrazio per la tua testimonianza.
Anche io ho conosciuto ragazze che sono arrivate ad abortire anche due, tre volte semplicemente perché lo consideravano un errore di percorso. Quasi come se fosse un contraccettivo.
La società di oggi, gli slogan sempre più imperanti sull'autodeterminazione della donna, portano le giovani generazioni e gli adulti, a considerare la vita non più come qualcosa di sacro, da salvaguardare (e in questo caso parliamo di una vita indifesa nel grembo), ma come qualcosa di cui io posso disporre come e quando voglio. E a volte anche per motivazioni davvero molto, molto futili.
Speriamo che l'educazione ai giovani abbia un'inversione di tendenza. Perchè senza il rispetto per la vita, per l'uomo, non c'è più rispetto per nulla. E' il caos.
Un abbraccio
Terry

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