EUGENETICA: IERI E OGGI

Eugenetica, dal greco eugenetes, composto da eu- (“bene, buono”) e genos (“razza”), ovvero “buona razza”. L'eugenetica è quella disciplina che si occuperebbe del miglioramento della razza umana attraverso la manipolazione dei suoi geni o attraverso l'incrocio selettivo delle razze migliori. " (da http://www.riflessioni.it/dizionario_filosofico/eugenetica.htm)

Parlare di eugenetica oggi è quanto mai attuale forse però non tutti sanno che l'eugenetica, nata nel XIX secolo in Inghilterra, ebbe il suo periodo d'oro negli Stati Uniti nei primi trent'anni del secolo scorso allorché s'organizzò in un potente movimento che tentò d'imporre una politica di miglioramento del patrimonio ereditario della popolazione attraverso il controllo sociale della riproduzione.
A coniare il termine eugenetica già alla fine dell’Ottocento, fu il britannico Francis Galton, cugino e discepolo di Charles Darwin, del quale sviluppò le teorie sulla selezione naturale applicata alla società umana: gli uomini tendono a riprodursi oltre i limiti fino a generare una lotta per la sopravvivenza, che vede vincitori i più forti e intelligenti. Galton, poggiandosi anche sulla recente scoperta dell’ereditarietà dei geni, fa un passo ulteriore chiedendosi se non sia possibile "guidare" la selezione in modo da migliorare la razza umana. Strutturale nel pensiero eugenetico è il razzismo: lo stesso Galton teorizza l’inferiorità genetica di alcune razze, tra cui i neri e gli indiani d’America. Evidente anche la tendenza a separare nella società i "sani" dagli "insani", per evitare il moltiplicarsi di geni "deboli".

Nascono così le prime Società Eugenetiche. Negli Usa la teoria trovò consensi perché intercettava le ansie di molti bianchi che vedevano minacciata la nazione americana dai cambiamenti economici e demografici (nei primi anni del ’900 c’è una forte immigrazione dall’Europa meridionale e orientale). Nel 1930 erano almeno una trentina gli Stati americani dove vigevano leggi eugenetiche che autorizzavano la sterilizzazione degli "insani", ovvero criminali, epilettici, deficienti mentali, pervertiti sessuali e anche "non bianchi".
Gli eugenisti non erano un gruppo di personaggi stravaganti, ma un movimento ben rappresentato in istituzioni legate a famiglie benestanti, istituzioni pubbliche, università prestigiose (comprese Harvard, Yale e Princeton). Da questa rete il movimento ricavò la forza per attuare una vera e propria politica eugenetica articolata in tre programmi:

• innanzitutto lo studio degli alberi genealogici per identificare le famiglie "difettose" che generavano persone "inadatte"; poi
• l'eugenetica negativa", che prevedeva la segregazione e la sterilizzazione coatta;
• l'eugenetica "costruttiva" che doveva favorire la creazione di una master race, una razza dominante, modellata sulle caratteristiche dell'élite americana.

Nel corso di alcuni decenni centinaia di migliaia di "deboli di mente" ed "inadatti" subirono procedure di segregazione, sterilizzazione o ingiustizie di vario tipo.
Tratti sociali come l’alcolismo, la prostituzione o la povertà, conseguente alla disoccupazione e alla malattia cronica, erano in sostanza imputabili ad una degenerazione ereditaria, a sua volta accertata attraverso la misurazione del QI, e perciò del presunto potenziale intellettivo. Era dunque scientificamente provata la connessione tra scarsa intelligenza e comportamento degenerato, e da ciò discendeva una biologizzazione delle differenze tra le classi sociali, per cui la diversa distribuzione di potere, funzioni e ricchezza tra le stesse era proporzionale al diverso livello di dotazione intellettiva ereditaria. La degenerazione tuttavia era attribuita anche a particolari razze e gruppi etnici, di cui si sosteneva l’inferiorità e perfino la tendenza criminale. I popoli dell'Europa meridionale e orientale, ebrei in particolare, erano considerati geneticamente inferiori e si osteggiavano i matrimoni misti, paventando il rischio di una contaminazione del sangue dei pionieri americani. I negri, poi, erano considerati in assoluto possessori del più basso potenziale intellettivo.

In quegli anni in Europa la sterilizzazione a scopo eugenetico alimentò molti dibattiti, ma la pratica non ebbe larga diffusione. I provvedimenti più significativi di sterilizzazione coatta furono quelli nazionalsocialisti degli anni Trenta, ispirati da una concezione biologica delle razze e dall’esigenza di preservare l’integrità e la purezza del sangue della razza ariana dal rischio di inquinamenti e contaminazioni. Questo programma di igiene razziale fu attuato dapprima attraverso la sterilizzazione su larga scala di intere categorie sociali di indesiderabili e più tardi con la loro sistematica soppressione fisica mediante eutanasia. L’uccisione pietosa di vite indegne di essere vissute, handicappati fisici e mentali, malati incurabili, anziani, sfociò quindi nello sterminio di massa di interi gruppi etnici e razziali ritenuti biologicamente inferiori e pericolosi per la purezza della razza nordica ariana, come gli zingari e gli ebrei.

In questo quadro si può meglio comprendere il sostegno culturale di cui ha goduto il nazismo, il quale poté in breve assurgere al potere proprio in ragione di un certo clima e di determinate alleanze culturali e scientifiche. Sbaglierebbe però chi pensasse che la sconfitta del nazismo abbia significato anche la fine dell’eugenetica. Il movimento aveva radici ben più profonde di quelle del nazismo ed era ampiamente diffuso al di fuori della Germania. Il dopoguerra è perciò un periodo di ripensamento sulla strategia da seguire.

Le Società di Eugenetica cambiano nome nei più presentabili e moderni Istituti di Biologia Sociale, è proprio a partire dagli anni ’50 che fioriscono due correnti che tutt’oggi sono la più matura espressione del pensiero eugenetico: il movimento per il controllo delle nascite, che ha nel Population Council (fondato da John D. Rockefeller III) e nell’International Planned Parenthood Federation (IPPF, fondata da Margaret Sanger, presente oggi in più di 180 Paesi è la più grande multinazionale per la contraccezione e l’aborto) i protagonisti principali.
Margaret Higgins Sanger (1883-1966) arrivavò deprecare l'aiuto dei governi o delle istituzioni filantropiche per i poveri e gli inadatti, che dovevano piuttosto "sparire" e "morire di fame" per non togliere risorse agli adatti.

Questi movimenti hanno un minimo comun denominatore: una visione totalmente negativa dell’uomo e di sfiducia verso il futuro, che richiede il formarsi di una "oligarchia illuminata" in grado di guidare un’umanità altrimenti dannosa per sé e per il pianeta, fino a programmare e selezionare gli individui. Che poi sono i presupposti della Carta della Terra, i quali compaiono nell’attività dell’Onu. Come stupirsi che nell’Assemblea generale (ottobre-novembre 2004) si sia evitato di far approvare una risoluzione di condanna per la clonazione umana?

E come stupirsi allora che la pratica eugenista si sia protratta fino ad anni recenti, com'è il caso dei paesi scandinavi? In questi casi la decisione di sottoporre a sterilizzazione varie categorie sociali non era tanto ispirata da motivi razziali quanto piuttosto dall’intento di impedire la diffusione tra la popolazione di malattie genetiche ed ereditarie che avrebbero gravato sullo stato assistenziale, con un eccesso di spesa sanitaria.
Qualche dato: in Svezia tra il 1935 e il 1996 quando una coraggiosa campagna di stampa ha denunciato l’intensità del fenomeno, sono stati sterilizzati circa 230.000 tra handicappati, malati mentali e asociali, ossia persone socialmente marginali. Anche delinquenti, minoranze etniche, indigeni di razza mista e prostitute furono sottoposti al trattamento, imputati di pesare sull'assistenza pubblica e di essere portatori di malattie e di stili di vita dagli alti costi sociali. La sterilizzazione coattiva è rimasta in vigore fino al 1976, anno in cui una nuova legge rendeva obbligatorio il consenso degli interessati. Oggi le autorità pubbliche tentano un risarcimento economico per chi ha subito tale menomazione.

Lo stesso paradigma economicistico utilitaristico ed eugenetico connotava la legislazione di stati come la Danimarca, la Norvegia, la Finlandia la Svizzera. In Francia, benché storicamente illustri eugenisti abbiano teorizzato misure di igiene razziale (Carrel, Richet), la sterilizzazione a scopo dichiaratamente eugenico non è mai stata praticata, come peraltro in Italia. Più recentemente, piuttosto, ha preso consistenza il fenomeno della sterilizzazione di donne affette da disturbi psichici, con motivazioni peraltro diverse da quelle propriamente eugenetiche, ascrivibili piuttosto a ragioni di ordine terapeutico o cautelativo.

Oggi una forma di eugenetica viene dalle tecniche diagnostiche prenatalili. Una speciale attenzione deve essere riservata alla valutazione morale di queste tecniche, che permettono di individuare precocemente eventuali anomalie del nascituro. “Quando sono esenti da rischi sproporzionati per il bambino e per la madre e sono ordinate a rendere possibile una terapia precoce o anche a favorire una serena e consapevole accettazione del nascituro, queste tecniche sono moralmente lecite. Dal momento però che le possibilità di cura prima della nascita sono oggi ancora ridotte, accade non poche volte che queste tecniche siano messe al servizio di una mentalità eugenetica, che accetta l'aborto selettivo, per impedire la nascita di bambini affetti da vari tipi di anomalie. Una simile mentalità è ignominiosa e quanto mai riprovevole, perché pretende di misurare il valore di una vita umana soltanto secondo parametri di «normalità» e di benessere fisico, aprendo così la strada alla legittimazione anche dell'infanticidio e dell'eutanasia”.

Oggi donne in gravidanza vengono consigliate di sottoporsi ad esami invasivi, per fare diagnosi prenatale per sindrome di Down. Sembrerebbe che ogni 10 diagnosi prenatali positive per sindrome di Down, statisticamente, 8 donne decidono di abortire.

Ecco i risultati di tale pratica eugenetista:
- ogni 100/300 amniocentesi, si perde un bambino, a causa del fatto che tale pratica e' invasiva
- ogni 40/100 biopsie dei villi coriali, si perde un bambino a causa del fatto tale pratica e' ancora piu' invasiva dell'amniocentesi

Per non far nascere un bambino affetto da sindrome di Down, ne sacrifichiamo in nome dell'eugenetismo da un minimo di 3 sani, ad un massimo di 10-12 sani.

“L’inviolabilità della vita umana è il fondamento su cui sono costruiti i principi di giustizia. Dai sacrifici umani alla schiavitù, abbiamo proibito pratiche che assoggettano gli individui allo sfruttamento di altri. I geni non sono come i lego e i bambini non devono essere programmati dai genitori” William Hurlbut (genetista della Stanford University, 12/01/2005)

Medititiamo!

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