La Ru486

Quando si parla della Ru486 (pillola abortiva) e si vuole incoraggiare a promuoverla basta dire che essa è per la libertà della donna e che la donna ha il diritto di poter scegliere. Qui ritorniamo ad un discorso già affrontato e cioè che non esiste il diritto ad abortire né nella legge naturale né l’ordinamento italiano ammette un diritto incondizionato all’aborto, quindi sfatiamo una volta per tutte i soliti luoghi comuni. Può sembrare spietato dirlo soprattutto considerando la sofferenza di tante donne che arrivano a questa decisione, ma se di giurisprudenza vogliamo parlare esso è solo una licenza ad uccidere..in quanto appunto “ legale". A mio avviso sono due cose ben diverse.


Ma parliamo della Ru486 ormai è pacifico affermare che questa pillola provoca dei rischi mortali, problemi fisici e psicologici notevoli. “Dal momento in cui assume la Ru 486, la donna non sa quando, dove, come e se abortirà: il 5% circa espelle l’embrione fra il primo e il secondo farmaco. L’80% lo espellerà entro 24 ore dal secondo farmaco, cioè entro i primi tre giorni dall’inizio della procedura, e un 12-15% nei quindici giorni successivi. Le altre avranno bisogno di un intervento chirurgico per aborto incompleto o perché la gravidanza è continuata.” (Scienza&vita)

I problemi fisici poi sono legati a dolori addominali, crampi nausee, emorragie (possono durare in media 9 giorni) cefalea e vomito. Oltre a problemi psicologici nel vedere il feto. Secondo uno studio il 56% delle donne in seguito alla vista del feto avrebbe continui e forti incubi e flashback.

Ad oggi sono 16 i decessi riconosciuti, ma non si hanno dati certi. Tutto è partito dalla denuncia di un padre di una diciottenne americana, che ha permesso la scoperta di altre morti. Oggi negli Stati Uniti la Ru486 viene chiamata “kill pill”, mentre in Inghilterra la “horror pill”. Non è superfluo affermare che questa pillola abortiva ha un tasso di mortalità per la donna che è di 10 volte superiore rispetto all’aborto chirurgico.

Quindi “considerare la Ru486 come la novità clinico-scientifica che rende l’aborto meno traumatico non corrisponde al vero – afferma Luigi Frigerio, direttore del repartodi ostetricia degli Ospedali riuniti di Bergamo, presidente della sezione lombarda della Società italiana di ginecologia - : dagli studi che abbiamo analizzato si tratta piuttosto di un farmaco poco maneggevole, molto oneroso da gestire, che invece di alleviare le sofferenze della donna, come si vuol far credere, le amplifica”.

La sua liberalizzazione non solo lascia la donna più sola che mai, ma a quel punto non c’è più nessuna prevenzione e soprattutto nessun controllo ospedaliero, perchè l’aborto si risolverebbe tra le mura domestiche (anche se in Italia dovrebbe avvenire in una struttura ospedaliera, ma si sa fatta la legge trovato l’inganno).

Chi spinge per la Ru486 o davvero non sa di cosa parla, oppure lo sa fin troppo bene. Infatti chi spinge da una parte è la casa farmaceutica e dall’altra la stessa classe medica, perché in questo modo ci si libera dall’ingombrante peso di quei piccoli corpi dilaniati.

Chiudo affermando che l’opera paziente di quanti hanno combattuto per stanare le mille bugie diffuse intorno a questo veleno chimico, hanno sicuramente contribuito a placare le urla dei sostenitori dell’aborto veloce, indolore e a misura di donna.

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