Quanta strumentalizzazione in questi giorni. Io dico ancora il mio "sì" alla vita.

Mi appresto a scrivere questo post dopo quattro giorni di assenza segnati da un lutto che mi ha provato nel corpo e nell’anima. E forse è proprio questa vita che si è spenta a soli 27 anni, e che ha portato dalla famiglia a tutti quelli che lo conoscevano nello sconforto più totale, che mi dà lo stimolo ad impegnarmi ancora di più a favore della vita e a prendere posizione su ciò che è accaduto in questi ultimi giorni sul caso Eluana Englaro.

Partiamo dalla sentenza della Cassazione che ha dato il via a tutto questo. Secondo Vassalli presidente emerito della Corte Costituzionale “non si sa da quali principi del diritto vigente si possano trarre decisioni simili a quelle riguardanti il caso Englaro. Le si può forse trarre da principi umanitari e ideali, ma non in base al diritto vigente. Se pure esistessero disposizioni scritte sulla volontà della persona, avrebbero comunque bisogno di essere inquadrate in una legge che permette una simile cosa. Ma oggi nessuna legge permette che, su volontà del paziente, gli venga tolta la vita".

Ricordo tra l’altro che il Codice Penale sanziona l’“aiuto al suicidio”, il quale, quindi, rimane una fattispecie penalmente rilevante e perseguibile.

Inoltre afferma oggi Gaetano Quagliariello “nessuno dei tanti disegni di legge sul fine vita presentati da esponenti di ogni orientamento - neanche il più estremo e il più radicale -, avrebbe mai consentito ciò che la Cassazione ha invece autorizzato: che si possa giungere a far morire una persona ricostruendo ex post, su base indiziaria, la sua presunta volontà, ricavata da un presunto stile di vita. Neanche se fosse legge il disegno di Ignazio Marino, o addirittura quello di chi vorrebbe l'introduzione dell'eutanasia nel nostro ordinamento, il dramma di Eluana avrebbe potuto concludersi così come la Cassazione ha stabilito”.

Detto questo entriamo nel merito di questi giorni.

Lo scontro istituzionale che si é determinato tra il Governo, nella persona del Presidente del Consiglio, On. Silvio Berlusconi, ed il Quirinale, nella persona del Presidente della Repubblica, On. Giorgio Napolitano, a seguito del “no” di quest'ultimo al decreto-legge emanato dal primo, mi invita ad una presa di posizione.

Da sinistra tutti pronti ad alzare le barricate contro la decisione di Berlusconi. Forse pochi di costoro si sono accorti che chi ha agito in modo non previsto dalla Costituzione è stato lo stesso presidente Napolitano. Se Napolitano avesse opposto il suo rifiuto dopo l'approvazione del decreto, avrebbe esercitato in modo corretto e legittimo i poteri che la Costituzione gli attribuisce. Averlo fatto prima, mentre il Consiglio dei Ministri deliberava, è stata una ingerenza illegittima e, di fatto, è stato letto come una “esautorazione” del Governo.
Al Governo era stato più che esplicitamente richiesto di rinunciare ad una sua facoltà, quella di legiferare.

Il decreto poi dopo il no di Napolitano, è diventato Disegno di legge che deve essere approvato da Camera e Senato in questi giorni. Facendo una corsa contro il tempo, potrebbe essere pubblicato sulla Gazzetta già giovedì e a quel punto sarebbe Legge. Legge che fermerebbe il protocollo di interruzione dell’alimentazione e forse non sarebbe troppo tardi per Eluana.

Fin qui la cronaca di questi giorni e quello che potrà succedere nei prossimi.

Il pensiero però è lì ad Eluana che intanto sta morendo. Mi chiedo non come credente ma come cittadina di questa Nazione, se uno Stato di diritto, che ha alla base della sua Costituzione la vita, possa permettere che accada quanto sta accadendo nella clinica “La Quiete”?

No e sono indignata, e amareggiata dal fatto che in Italia concetti come democrazia legalità e giustizia siano solo elementi di facciata, una mascherata patetica alla realtà effettiva che poggia su una grande crisi educativa e valoriale, una crisi che si crede di risolvere sovrapponendole una realtà fasulla e ipocrita di tolleranza, di rispetto dell’individuo. Valori cristiani di cui non sanno neanche il significato. L’atteggiamento tipico di molti contemporanei, protagonisti di questo inizio secolo, e di questi giorni è quello delle spallucce: “Decida la famiglia” “Rispettiamo il padre”.

Fortunatamente però ci si è mossi, forse troppo tardi, forse questa legge non servirà ad Eluana o forse sì, ma sicuramente servirà per tanti altri ed eviterà l'introduzione dell’eutanasia e della pena di morte a colpi di sentenze.

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