Da leggere e meditare.
Da Papa Ratzinger blog
Il dibattito su alcune questioni si fa spesso serrato e le differenti prospettive non sempre permettono di considerare quanto la posta in gioco sia veramente grande. È questo il momento in cui si deve guardare all'essenziale e, per un attimo, lasciare in disparte ciò che non tocca direttamente il problema. Il caso nella sua drammaticità è semplice. C'è una bambina di soli nove anni - la chiameremo Carmen - che dobbiamo guardare fisso negli occhi senza distrarre lo sguardo neppure un attimo, per farle capire quanto le si vuole bene. Carmen, a Recife, in Brasile, viene violentata ripetutamente dal giovane patrigno, rimane incinta di due gemellini e non avrà più una vita facile. La ferita è profonda perché la violenza del tutto gratuita l'ha distrutta dentro e difficilmente le permetterà in futuro di guardare agli altri con amore.
Carmen rappresenta una storia di quotidiana violenza e ha guadagnato le pagine dei giornali solo perché l'arcivescovo di Olinda e Recife si è affrettato a dichiarare la scomunica per i medici che l'hanno aiutata a interrompere la gravidanza. Una storia di violenza che, purtroppo, sarebbe passata inosservata, tanto si è abituati a subire ogni giorno fatti di una gravità ineguagliabile, se non fosse stato per lo scalpore e le reazioni suscitate dall'intervento del vescovo. La violenza su una donna, già grave di per sé, assume una valenza ancora più deprecabile quando a subirla è una bambina, con l'aggravante della povertà e del degrado sociale in cui vive. Non c'è linguaggio corrispondente per condannare tali episodi, e i sentimenti che ne derivano sono spesso una miscela di rabbia e di rancore che si assopiscono solo quando viene fatta realmente giustizia e la pena inflitta al delinquente di turno ha certezza di essere scontata.
Carmen doveva essere in primo luogo difesa, abbracciata, accarezzata con dolcezza per farle sentire che eravamo tutti con lei; tutti, senza distinzione alcuna.
Prima di pensare alla scomunica era necessario e urgente salvaguardare la sua vita innocente e riportarla a un livello di umanità di cui noi uomini di Chiesa dovremmo essere esperti annunciatori e maestri. Così non è stato e, purtroppo, ne risente la credibilità del nostro insegnamento che appare agli occhi di tanti come insensibile, incomprensibile e privo di misericordia.
Il rispetto dovuto alla professionalità del medico è una regola che deve coinvolgere tutti e non può consentire di giungere a un giudizio negativo senza prima aver considerato il conflitto che si è creato nel suo intimo. Il medico porta con sé la sua storia e la sua esperienza; una scelta come quella di dover salvare una vita, sapendo che ne mette a serio rischio una seconda, non viene mai vissuta con facilità. Certo, alcuni si abituano alle situazioni così da non provare più neppure l'emozione; in questi casi, però, la scelta di essere medico viene degradata a solo mestiere vissuto senza entusiasmo e subito passivamente. Fare di tutta un'erba un fascio, tuttavia, oltre che scorretto sarebbe ingiusto.
Carmen ha riproposto un caso morale tra i più delicati; trattarlo sbrigativamente non renderebbe giustizia né alla sua fragile persona né a quanti sono coinvolti a diverso titolo nella vicenda. Come ogni caso singolo e concreto, comunque, merita di essere analizzato nella sua peculiarità, senza generalizzazioni. La morale cattolica ha principi da cui non può prescindere, anche se lo volesse. La difesa della vita umana fin dal suo concepimento appartiene a uno di questi e si giustifica per la sacralità dell'esistenza. Ogni essere umano, infatti, fin dal primo istante porta impressa in sé l'immagine del Creatore, e per questo siamo convinti che debbano essergli riconosciuti la dignità e i diritti di ogni persona, primo fra tutti quello della sua intangibilità e inviolabilità.
L'aborto provocato è sempre stato condannato dalla legge morale come un atto intrinsecamente cattivo e questo insegnamento permane immutato ai nostri giorni fin dai primordi della Chiesa. Il concilio Vaticano ii nella Gaudium et spes - documento di grande apertura e accortezza in riferimento al mondo contemporaneo - usa in maniera inaspettata parole inequivocabili e durissime contro l'aborto diretto. La stessa collaborazione formale costituisce una colpa grave che, quando è realizzata, porta automaticamente al di fuori della comunità cristiana. Tecnicamente, il Codice di diritto canonico usa l'espressione latae sententiae per indicare che la scomunica si attua appunto nel momento stesso in cui il fatto avviene.
Non c'era bisogno, riteniamo, di tanta urgenza e pubblicità nel dichiarare un fatto che si attua in maniera automatica. Ciò di cui si sente maggiormente il bisogno in questo momento è il segno di una testimonianza di vicinanza con chi soffre, un atto di misericordia che, pur mantenendo fermo il principio, è capace di guardare oltre la sfera giuridica per raggiungere ciò che il diritto stesso prevede come scopo della sua esistenza: il bene e la salvezza di quanti credono nell'amore del Padre e di quanti accolgono il vangelo di Cristo come i bambini, che Gesù chiamava accanto a sé e stringeva tra le sue braccia dicendo che il regno dei cieli appartiene a chi è come loro.
Carmen, stiamo dalla tua parte. Condividiamo con te la sofferenza che hai provato, vorremmo fare di tutto per restituirti la dignità di cui sei stata privata e l'amore di cui avrai ancora più bisogno. Sono altri che meritano la scomunica e il nostro perdono, non quanti ti hanno permesso di vivere e ti aiuteranno a recuperare la speranza e la fiducia. Nonostante la presenza del male e la cattiveria di molti.
(©L'Osservatore Romano - 15 marzo 2009)
10 commenti:
Sì lo conoscevo. Per questo ho voluto postare quella vicenda...
E tu hai visto la testimonianza postata da Cabasilas?
Qui:
http://shaphiro.splinder.com/post/20060432/Una+piccola+storia+ignobile1
Ciao anna,
sono andata a vedere il sito che mi hai detto. Avevo già letto che i genitori non erano d'accordo con l'aborto e che i mdici avevo mentito sul fatto che la bambina rischiava la vita, comunque il documento è molto lungo (ho letto solo le prime righe) per cui l'ho stampato e lo leggero tutto con calma.
Ti ringrazio come sempre per le tue segnalazioni.
un abbraccio
Devo dire che aspettavo l'intervento di mons. Fisichella. Tutti i cristiani avevano bisogno di parole di misericordia...
Ciao Paolo, sì anche io me lo aspettavo e sono davvero contenta di questo intervento. La Chiesa è questa. Mons Fisichella sa bene quello che sta succedendo in Brasile, come il presidente Lula stia facendo di tutto per legalizzare l'aborto nonostante più del 90% della popolazione sia contrario, e tutta la propaganda che ne viene fuori, (mettendo invece a tacere come nel caso specifico i genitori della bambina che erano contrari all'aborto e affermando che la piccola era in fin di vita) ma ha fatto benissimo a mettere l'accento sulla bambina, perché è lei la vittima in questo momento.
Un abbraccio
Io direi invece che tutti i cristiani avevano bisogno di parole che andassero oltre il Cattolicesimo!
Fisichella ha finalmente parlato di valori condivisi dall'umanità. E' stato Essere Umano prima di sentirsi determinato dall'investitura di "Monsignore".
Ciao elisa, sì di valori condivisi dall'umanità, Cristo ha abbattuto ogni barriera. Ma non sempre quando la chiesa esprime l'importanza della vita, la dignità di ogni vita, perché non c'è quella di serie A o di serie B, questi valori poi sono condivisi anche dai non cattolici.
ciao
Ciao Terry, grazie per aver pubblicato un bellissimo documento.
Ciao
S&P
ciao sudorepioggia,
grazie:-)
un abbraccio
Davanti ad un aspetto così delicato come l'aborto ad una bambina, bisognerebbe veramante mettersi in un atteggiamento di sostegno ed aiuto.Bravo Fisichella.
antonio
ciao antonio,
grazie per il tuo sostegno:-)
un abbraccio
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