XXXI GIORNATA PER LA VITA: "La forza della vita nella sofferenza"

Viene celebrata oggi, in tutta Italia, la 31esima Giornata per la Vita, indetta nel 1979 dalla Conferenza Episcopale Italiana in seguito all'introduzione della legge sull'aborto. Tema di quest'anno, tratto dal messaggio dei vescovi, è: “La forza della vita nella sofferenza”.

“La vita e' fatta per la serenità e la gioia - si legge nel messaggio redatto dai vescovi -. Purtroppo può accadere, e di fatto accade, che sia segnata dalla sofferenza. Ciò può avvenire per tante cause. Si può soffrire per una malattia che colpisce il corpo o l'anima; per il distacco dalle persone che si amano; per la difficoltà a vivere in pace e con gioia in relazione con gli altri e con se stessi”.

“La sofferenza - continua il messaggio - appartiene al mistero dell'uomo e resta in parte imperscrutabile. Se la sofferenza può essere alleviata, va senz'altro alleviata. In particolare, a chi e' malato allo stadio terminale o e' affetto da patologie particolarmente dolorose, vanno applicate con umanità e sapienza tutte le cure oggi possibili”.

La Cei, nel messaggio, ribadisce esplicitamente la posizione della Chiesa cattolica sull'eutanasia e i trattamenti di fine vita “C'e', poi, chi vorrebbe rispondere a stati permanenti di sofferenza, reali o asseriti, reclamando forme più o meno esplicite di eutanasia. Vogliamo ribadire con serenità, ma anche con chiarezza, che si tratta di risposte false: la vita umana e' un bene inviolabile e indisponibile, e non po’ mai essere legittimato e favorito l'abbandono delle cure, come pure ovviamente l'accanimento terapeutico, quando vengono meno ragionevoli prospettive di guarigione. La strada da percorrere e' quella della ricerca, che ci spinge a moltiplicare gli sforzi per combattere e vincere le patologie - anche le più difficili - e a non abbandonare mai la speranza”.

Altra posizione espressa con forza, quella sull'aborto: “Talune donne, spesso provate da un'esistenza infelice, vedono in una gravidanza inattesa esiti di insopportabile sofferenza. Quando la risposta e' l'aborto, viene generata ulteriore sofferenza, che non solo distrugge la creatura che custodiscono in seno, ma provoca anche in loro un trauma, destinato a lasciare una ferita perenne. In realtà - continuano i vescovi -, al dolore non si risponde con altro dolore: anche in questo caso esistono soluzioni positive e aperte alla vita, come dimostra la lunga, generosa e lodevole esperienza promossa dall’associazionismo cattolico”.

I cristiani sotto la croce sono coloro che, con Cristo e nel suo Spirito, si sforzano di uscire da sé e di entrare nella via dolorosa dell’amore: una comunità di poveri al servizio dei poveri, capace di confutare con la vita i sapienti e i potenti di questa terra. Una Chiesa sotto al croce dice anche una comunità feconda nel dolore dei suoi membri: la sequela di Gesù, fonte di vita che vince la morte, esige di percorrere con lui l’oscuro cammino della passione: “ Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà” (Mc 8, 34-35 e par.).

Il Crocefisso non esita ad identificarsi con tutti i crocefissi della storia: “Avevo fame e mi deste da mangiare; avevo sete e mi deste da bere; ero forestiero e mi ospitaste; nudo e mi vestiste, malato e mi visitaste, carcerato e veniste a trovarmi. Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,35-36.40). Chi segue Cristo, non può non sentirsi chiamato a lenire le croci di tutti coloro che soffrono e ad abbatterne le cause inique con la parola e con la vita.

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